Galateo digitale. Sono un dis-Social-e

Galateo nella comunicazione online

Penso a quando ero bambino. Ero l’orgoglio di mia madre. Mai un capriccio, sempre composto, sempre “per piacere” “grazie”. Parlavo tanto, pure troppo…come adesso…ma questa è un’altra storia. 

Sono stato per anni ospite gradito in casa dei miei compagni di scuola…un temperamento mite…parlavo solo troppo… 

A scuola…uno studente quasi modello, alzavo la mano per domandare, sempre pronto a rispondere, ma…parlavo troppo… 

Sono stato considerato “l’uomo da sposare”…aprivo sempre lo sportello dell’auto per agevolare la salita e la discesa, cedevo il passo davanti agli usci delle porte ed anticipavo la discesa dalle scale, regalavo rose, adorato dalle madri delle ragazze con cui sono uscito…questo, sinceramente, mi ha fatto perdere le parole… così a modo, cortese, positivo, sorridente, ottimista…troppo pericoloso, ad un certo punto ho dovuto moderarmi…

Eppure recentemente ho scoperto di non conoscere il galateo digitale, l’educazione minima essenziale per stare sui social e sono stato severamente redarguito. 

Mi spiego partendo dal principio. Da tempo notavo su Facebook che mi venivano suggeriti “amici di amici” con cui condividevo moltissime conoscenze, così ho richiesto la loro amicizia seppur non li conoscessi tutti personalmente (sacrilegio n*1)

Poi, non ancora pago, ho invitato coloro che hanno incautamente accettato l’amicizia sulla mia fanpage dove, dopo il famigerato “MI PIACE”,  l’invito all’azione recita “ISCRIVITI” e si viene catapultati sul blog…(sacrilegi n*2 e 3)

Per me la fanpage non rappresenta un canale di vendita, la utilizzo per la condivisioni di contenuti, motivo principale per cui avevo il desiderio di allargare la mia cerchia… Ho sottovalutato che richiedere il like equivale ad un invito “dai,sali su da me” al primo appuntamento! Una violenza dei microchip sulle cellule… una vera e propria mancanza di rispetto alle persone.

Mi sono sentito un verme. Così, cercando in qualche modo di espiare, mi sono messo a “gugolizzare”, scoprendo che esiste un codice comportamentale molto rigido per vivere sui social e sono riuscito, con mio sommo stupore, a violarle tutte con un solo clic! Il minimo che potessi fare era cercare di rimediare mettendo a fattore comune questa esperienza sperando di essere d\’aiuto a chi fosse sprovveduto quanto me (se mai ci fosse qualcuno…ndr)

Partiamo dunque dall’assunto: sono colpevole.  “ignorantia legis non excusat“, recita il brocardo, ma, Signor Giudice, invoco almeno il concorso di colpa…con chi? Con Zuckerberg che ha utilizzato un termine inappropriato; “amici“!

 Soprattutto  credo l’amicizia sia un’altra cosa, più consona ai rapporti offline…cmq… Difficile definirsi amici di estranei o poco più. Facebook è lo strumento per antonomasia, diciamolo, per farsi i fatti altrui. Se tutti i cosiddetti amici fossero tali.  Forse il fondatore di FB, che aveva in mente sicuramente un servizio meno globale, non avrebbe influenzato così enormemente la sua generazione… 

È corretto che ogni comunità, virtuale e non, abbia delle regole e chiunque voglia introdursi in quel mondo debba adeguarsi, quindi mi scuso davvero se ho urtato la sensibilità di qualcuno, ma non sarei sincero se questa situazione di imbarazzo non mi avesse scatenato da un lato un po’ di ilarità… 

Sicuramente sono le stesse persone che salutano entrando in un locale, che chiedono \”permesso\”prima di tagliarti la strada, che cedono il posto sul bus agli anziani, che sorridono quando ricevono un atto di cortesia e non suonano compulsivamente il clacson quando sono in coda al semaforo e improvvisamente scatta il verde?

Sicuramente sono altrettanto intransigenti verso ogni comportamento scorretto nel mondo reale, oppure online anche questo aspetto diventa più semplice? È più facile prendersela con chi non conosci e ti é distante non meno di 1km rispetto alle piccole quotidiane prepotenze che subiamo e, ahimè, come nel mio caso, generiamo… La stessa cura viene sempre rispettata è pretesa sui contenuti divulgati in rete?

Lo spero di cuore, perché visto il numero di persone che vivono perennemente con lo sguardo chino su uno schermo che gli illumina le emozioni, anche in mezzo ad altre persone, forse c’è la speranza di tornare a vivere in un mondo migliore! Voi cosa ne pensate?

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